Radja Nainggolan, ex centrocampista di spicco del Cagliari, Roma e Inter, ha recentemente condiviso riflessioni profonde sulla sua carriera e sui duelli in campo, offrendo uno sguardo intimo sul suo legame con la Sardegna e le scelte che hanno plasmato il suo percorso. Ospite a FantaLab, il “Ninja” ha ripercorso momenti salienti, svelando aneddoti e opinioni schiette sui colleghi e sulle squadre che hanno segnato la sua esperienza nel calcio italiano.
Il legame indissolubile con il Cagliari
Il cuore di Nainggolan batte forte per il Cagliari, un club che per lui ha rappresentato un vero e proprio sogno fin dall’infanzia. Nainggolan è stato in rossoblù a più riprese, fra cui la grande parentesi fra il 2010 e il 2014. L’esperienza in Sardegna è stata arricchita dall’incontro con compagni di squadra come Daniele Conti, Andrea Cossu e Alessandro Agostini, figure che lo hanno supportato e guidato. Indossare la maglia rossoblù significava incarnare l’identità di un’intera isola, una responsabilità che il centrocampista ha sempre percepito con grande intensità. “Cagliari per me era un sogno da bambino, quando ho iniziato a giocare in Serie A. Quando giochi per il Cagliari, rappresenti un’isola intera. Devi stare più attento e te lo fanno sentire”, ha affermato, sottolineando come questo senso di appartenenza e la passione dei tifosi crescessero costantemente, pur rimanendo la squadra in una perenne lotta per la salvezza.
La proposta a Cellino e la scelta della Roma
Il legame con il Cagliari era così profondo che Nainggolan rivelò di aver proposto all’allora presidente Massimo Cellino un contratto lunghissimo. “Se mi fai un contratto di 15 anni, firmo,” ha detto, spiegando come l’assenza di eccessiva pressione e il rispetto della gente gli permettessero di vivere serenamente, sia dentro che fuori dal campo. Tuttavia, l’ambizione di misurarsi con nuove sfide lo spinse a considerare altre opportunità. La scelta ricadde sulla Roma, non per un presunto astio verso la Juventus, che pure lo aveva cercato più volte, ma per il desiderio di confrontarsi con i più forti, in una logica che paragonò a quella di un videogioco manageriale. Rifiutare la Juventus, nonostante le numerose offerte, fu una decisione dettata dalla volontà di essere protagonista, piuttosto che un semplice spettatore di successi altrui.
I duelli in campo: Vidal e Milinkovic-Savic
Nel rievocare i duelli in mezzo al campo, Nainggolan ha espresso grande ammirazione per Arturo Vidal, definendolo forse l’unico avversario che lo stimolava a livello fisico. “Vidal era un giocatore per il quale stravedevo,” ha dichiarato, riconoscendo nel cileno uno stile di gioco simile al suo, capace di incidere sia in fase difensiva che offensiva. Le sfide contro la Juventus di Vidal erano per lui un banco di prova personale, un confronto con il centrocampista che considerava il più forte della Serie A in quegli anni. Diverso il giudizio su Sergej Milinkovic-Savic, pur riconoscendone la forza e la tecnica. Nainggolan ha scherzato sul fatto di averlo “messo in tasca” nei derby, pur ammettendo che il serbo era un giocatore “fortissimo e bello da vedere”, ma con movimenti meno rapidi, rendendolo meno difficile da affrontare rispetto a Vidal.
Tra Barella, Pizarro e il paragone con McTominay
Il “Ninja” ha poi toccato altri nomi illustri del centrocampo. Ha espresso affetto per Nicolò Barella, cresciuto con lui al Cagliari, ma ha posizionato Vidal un gradino sopra per quanto riguarda gol e assist. Ha ricordato David Pizarro come un avversario estremamente difficile da marcare, paragonandolo a Pirlo per la visione di gioco, ma con una capacità di sterzare che lo rendeva imprendibile. “Pizarro, quando iniziava a sterzare, era imprendibile,” ha sottolineato. Infine, con un tocco di ironia, ha liquidato il paragone con Scott McTominay, affermando che, pur potendo essere un confronto da Fantacalcio, le sue 11 reti in una stagione rappresentavano un traguardo ancora lontano per lo scozzese.
Il centrocampo ideale e i rimpianti della Roma
Riflettendo sul centrocampo ideale in cui ha giocato, Nainggolan ha indicato Daniele De Rossi come mediano e Miralem Pjanic come mezzala, definendo quest’ultimo “devastante” in quel ruolo e criticando la scelta della Juventus di impiegarlo come mediano, limitandone le qualità. Ha menzionato anche Kevin Strootman, che prima dell’infortunio al ginocchio faceva parte di quel reparto. Parlando della sua esperienza alla Roma, ha descritto un ambiente accogliente, con figure come De Rossi e Totti che facilitavano l’inserimento dei nuovi arrivati. Ha espresso il rammarico per non aver potuto vincere di più con quella squadra, che a suo dire, con i giocatori che aveva, avrebbe potuto conquistare diversi scudetti. La difficoltà di trattenere talenti come Mohamed Salah, Alisson e Wojciech Szczesny era legata alle esigenze di bilancio, impedendo alla Roma di mantenere un organico che, secondo Nainggolan, era di altissimo livello.