Giacomo Banchelli, ex attaccante rossoblù, nel corso di un’intervista concessa a Radio FirenzeViola, ha condiviso alcuni ricordi legati alla sua esperienza in Sardegna. Tra i vari temi trattati, l’ex calciatore si è soffermato sulla figura di Carlo Mazzone e ha offerto una riflessione sul percorso di crescita dei giocatori che lasciano Cagliari.
Il carisma di Mazzone: un allenatore fuori dal comune
Interrogato su quale tipo di atteggiamento dovrebbe avere un allenatore in panchina, Banchelli ha rievocato con affetto il suo rapporto con Carlo Mazzone ai tempi del Cagliari. Ha descritto un tecnico capace di trasmettere una carica unica, quasi trasformandosi in un compagno di squadra aggiunto. “Io ho avuto Mazzone, che ti incitava”, ha spiegato l’ex attaccante. “Era bello, perché diventava un giocatore, giocava insieme a te”. Un ritratto che sottolinea il legame speciale che il tecnico romano sapeva creare con il suo gruppo, un fattore che dipendeva anche dalla personalità dei singoli giocatori.
Le sfide dopo Cagliari: il caso Piccoli
Banchelli ha poi analizzato le difficoltà che un calciatore può incontrare quando lascia una realtà come Cagliari per approdare in una piazza con pressioni differenti. Prendendo come esempio l’attaccante Roberto Piccoli, ha evidenziato come la sicurezza di un ruolo da protagonista in Sardegna sia diversa dalle aspettative di un club come la Fiorentina. “L’attaccante vive per il gol”, ha commentato, sottolineando come per un giocatore non sia semplice adattarsi partendo dalla panchina. “A Cagliari aveva il posto assicurato e quando entri o quando giochi dal primo minuto, se giochi a Firenze, devi fare bene o altrimenti fare gol”, ha concluso, mettendo in luce la pressione costante che si vive in determinati contesti.




