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Tresoldi, sardo di nascita, segna in Belgio: “Mai chiamato dall’Italia”

Nicolò Tresoldi, nato a Cagliari e ora stella dell’U21 tedesca e del Club Brugge, racconta tramite il padre Emanuele il suo percorso internazionale e il mancato interesse dell’Italia.

Nel dinamico mondo del calciomercato, le storie di talenti emergenti spesso incrociano percorsi inaspettati. È il caso di Nicolò Tresoldi, un nome che, pur non essendo attualmente al centro di trattative dirette per il Cagliari, porta con sé un legame indissolubile con l’isola: è nato proprio a Cagliari. Il giovane attaccante, oggi in forza al Club Brugge e pilastro della nazionale Under 21 tedesca, rappresenta un esempio di come il talento sardo possa fiorire sui palcoscenici internazionali. La sua vicenda, ricca di scelte significative e di un percorso lontano dall’Italia, è stata recentemente raccontata dal padre, Emanuele Tresoldi, ex terzino dell’Atalanta. Le sue parole offrono uno spaccato non solo sulla carriera del figlio, ma anche sulle dinamiche che portano un calciatore con radici italiane a vestire la maglia di un’altra nazione, un tema di grande interesse per gli appassionati di calcio, inclusi quelli cagliaritani che seguono con orgoglio i ‘figli’ della loro terra.

Un destino tra Bergamo e le radici cagliaritane

Il destino, a volte, tesse trame inaspettate. Per la famiglia Tresoldi, l’imminente sfida tra Atalanta e Club Brugge assume un significato particolare. Nicolò, attaccante del club belga, calcherà il campo di Bergamo, un luogo carico di ricordi per il padre Emanuele, che ha vestito la maglia nerazzurra negli anni ’90. Un cerchio che si chiude, come ha raccontato Emanuele Tresoldi in una intervista a TMW: “A primo impatto al sorteggio ero senza parole, pensi a quanto sia incredibile il destino. Mi fa un certo effetto, lo ammetto. E sono emozionato. Per i miei trascorsi all’Atalanta, il fatto che ora calcherà quel campo mio figlio. Poi la mia famiglia è da parte di mia moglie bergamasca, quindi sarà una partita particolarmente sentita”. Ma il legame con l’Italia di Nicolò non si ferma a Bergamo. Le sue radici affondano in Sardegna, dove è venuto al mondo: “Abbiamo vissuto a Gubbio dove tutt’ora usiamo come base ma con mio suocero maestro di golf in Sardegna avevamo un appoggio lì e Nicolò è nato così a Cagliari. Mia moglie lavora nell’aviazione civile e all’epoca per una compagnia aerea, abbiamo così deciso di fare un’esperienza di vita all’estero. E così ci siamo trasferiti in Germania, ad Hannover. Nicolò aveva 13 anni, dopo poco è entrato nel settore giovanile dell’Hannover e da lì è partito tutto”. Un inizio di vita che lo ha visto nascere sull’isola, prima di intraprendere un percorso internazionale.

La scelta tedesca e l’assenza dell’Italia

Il percorso di Nicolò Tresoldi è emblematico di come il calcio moderno non conosca confini. Dall’età di 13 anni, il giovane attaccante ha vissuto ad Hannover, integrandosi nel sistema calcistico tedesco e, di conseguenza, nelle sue selezioni giovanili. Oggi, a 21 anni, rappresenta la Germania a livello Under 21, una scelta dettata anche dalla mancanza di interesse da parte della Federcalcio italiana. Il padre Emanuele ha spiegato le ragioni di questa situazione: “Lo posso capire perché diciamo che Nicolò era un po’ ‘nascosto’. Nel senso che giocava nelle giovanili di una squadra di Zweite Bundesliga ed evidentemente era meno visibile magari di altri. La Federcalcio tedesca ci ha invece aspettato e non appena sono arrivati i documenti per la cittadinanza è arrivata la chiamata. Adesso è con l’Under 21 e certamente completerà il ciclo con essa. Poi vedremo”. Una situazione che evidenzia come, a volte, i talenti meno in vista nei campionati maggiori possano sfuggire all’attenzione delle federazioni nazionali, trovando altrove le opportunità per esprimersi. “Detto che l’Italia non ci ha mai chiamato, per cui il problema non ce lo siamo mai posti”, ha aggiunto il padre, sottolineando la chiarezza della situazione. La differenza, secondo Tresoldi senior, risiede anche nel contesto: “Come detto, la differenza sta anche in quale squadra giochi. Chiarodia era in un club di Bundesliga e Nicolò inevitabilmente più nascosto. Ma va bene così perché sta facendo la crescita che deve fare, con meno pressioni”.

Un percorso internazionale e la vetrina del Brugge

La carriera di Nicolò Tresoldi è un esempio di come l’internazionalizzazione sia diventata una componente fondamentale nel calcio contemporaneo. Dopo gli anni trascorsi nelle giovanili dell’Hannover, il suo talento ha attirato l’attenzione di club di maggiore prestigio. Lo scorso inverno, l’Eintracht Francoforte aveva mostrato interesse, ma l’affare non si è concretizzato. La svolta è arrivata con l’offerta del Club Brugge, una destinazione che ha entusiasmato il giovane attaccante. Il padre Emanuele ha descritto la reazione del figlio: “Quando è arrivato il Brugge a Nico gli si sono illuminati gli occhi, era onorato. E del resto parliamo di un club che lotta per il titolo in Belgio e che gli garantisce la vetrina della Champions. Altro aspetto importante lavorano benissimo con i giovani e credo che questo sia lo step giusto per la sua carriera”. Questa scelta strategica sottolinea l’importanza di un ambiente che favorisca la crescita e offra palcoscenici internazionali, elementi cruciali per un giovane calciatore. La capacità di adattarsi a nuove culture e lingue, come ha fatto Nicolò, è un valore aggiunto nel calcio moderno: “Chiaramente avendo vissuto 13 anni in Italia si considera italiano, ma allo stesso tempo si è integrato in Germania, ha imparato bene la lingua e ci ha vissuto tanto. È sicuramente un esempio di internazionalizzazione e anche nel calcio di oggi è importantissimo: più fai esperienza fuori, più ti adatti a culture diverse, più lingue impari. E porti con te un bagaglio di cui fare tesoro. Gli stessi club considerano anche questi aspetti, perché giocatori così si inseriscono più facilmente nella loro squadra”.

Il sogno rossonero e la visione sul calcio italiano

Nonostante il suo percorso internazionale e la rappresentanza della Germania, Nicolò Tresoldi conserva un forte legame con il calcio italiano, in particolare con una squadra: il Milan. Una passione ereditata e coltivata fin da bambino, come rivelato dal padre Emanuele: “È un grande tifoso rossonero. La passione un po’ gliel’ha trasmessa mio suocero, un po’ lo stesso Milan che all’epoca poteva vantare giocatori come Kakà e Pippo Inzaghi. Ecco, Pippo era il suo primo idolo, già da bambino pronunciava il suo nome”. Un aneddoto che svela un lato più intimo del calciatore, legato ai miti del passato. Emanuele Tresoldi ha anche offerto una riflessione più ampia sullo stato del calcio italiano, confrontandolo con le tendenze internazionali. Ricordando la sua esperienza nella Nazionale Under 21 vincitrice degli Europei nel 1994, ha espresso preoccupazione per l’attuale situazione: “Il calcio è cambiato e l’Italia non è stata in grado di stare al passo con i tempi. Mi spiego: il calcio è sempre più fisico e nazioni che hanno giocatori forti fisicamente di natura sono avvantaggiate. Chi, come la Spagna, non può contare sulla forza fisica, ha allenato la tecnica e col Tiki Taka ha ingabbiato la fisicità degli altri. L’Italia non ha trovato invece la sua identità, il suo stile in grado di reggere il cambio del vento”.