Jankto saluta il Cagliari: "Non vi dimenticherò mai"
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Jankto racconta il Cagliari: “Con Ranieri rapporto speciale”

Jakub Jankto, ex Cagliari, in un’intervista rivela i motivi del suo ritiro a 29 anni a causa di un infortunio alla caviglia. Parla del rapporto speciale con Ranieri e del coraggio del suo coming out, sottolineando l’assenza di omofobia nel calcio.

L’ex centrocampista del Cagliari, Jakub Jankto, ha recentemente condiviso le sue riflessioni in una lunga intervista al Corriere della Sera. Il giocatore ceco, che ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato all’età di 29 anni, ha ripercorso momenti significativi della sua carriera, soffermandosi sull’infortunio che lo ha costretto a lasciare i campi, sul suo rapporto con l’allenatore Claudio Ranieri e sull’importanza del suo coming out nel mondo del calcio. Le sue dichiarazioni offrono uno spaccato intimo e profondo sulle sfide affrontate e sulle lezioni apprese durante il suo percorso professionale e personale.

L’addio al calcio e le conseguenze di un infortunio persistente

Jakub Jankto ha rivelato i dettagli che lo hanno portato a prendere la difficile decisione di ritirarsi dal calcio professionistico a soli 29 anni. L’ex giocatore del Cagliari ha raccontato di aver subito un grave infortunio alla caviglia sinistra durante una partita contro il Genoa, nel periodo in cui era allenato da Claudio Ranieri. Si trattava di una lesione di terzo grado ai legamenti, non operabile, che ha continuato a causargli dolore persistente. Nonostante i tentativi di recupero e la sua disponibilità a giocare anche con il fastidio, la mancanza di opportunità in campo sotto la guida di mister Nicola lo ha convinto che non valeva la pena proseguire. Attualmente, Jankto si dedica alla gestione dei suoi investimenti immobiliari e all’allenamento di giovani calciatori a Praga, attività che gli permettono di rimanere legato al mondo del calcio pur lontano dai campi da gioco professionistici.

Il legame profondo con Claudio Ranieri

L’ex centrocampista ha sottolineato come le parole di Ranieri, che affermava di non aver bisogno di proteggerlo perché consapevole della sua forza interiore, siano state di grande aiuto: “Mi sono fatto male contro il Genoa, il primo anno con Ranieri. Poi le ho tentate tutte per stare meglio: mi sentivo anche pronto a giocare con il dolore, ma mister Nicola non mi ha fatto entrare in campo neanche un minuto e allora ho pensato che non valeva la pena andare avanti con questa lesione di terzo grado ai legamenti della caviglia sinistra, che non si può operare.  Ranieri mi ha fatto giocare, crescere, con lui ho indossato la fascia di capitano della Samp: un grande onore. Quando il tuo allenatore dice che non aveva bisogno di proteggerti perché sapeva che sarei stato forte dentro ti dà un bell’aiuto. Aveva ragione: dal coming out erano passati due anni e dentro di me avevo una forza nuova”.

Il coraggio del coming out e la percezione nel mondo del calcio

Jakub Jankto ha parlato apertamente del suo coming out, descrivendo il primo mese come “difficile” a causa dell’incertezza sulla reazione delle persone. Tuttavia, ha presto riscontrato un supporto generalizzato, attribuendo questa accoglienza positiva anche al suo comportamento. I tre anni successivi al suo annuncio sono stati definiti i migliori della sua vita, caratterizzati dalla libertà di vivere apertamente la sua relazione e di essere pienamente se stesso, senza più la necessità di nascondere la propria identità. Riguardo all’omofobia nel calcio, Jankto ha espresso una posizione chiara, affermando che, per sua esperienza, il problema non risiede “dentro al calcio”, ma piuttosto “fuori”. Ha cercato di dimostrare ai colleghi calciatori che il coming out non comporta conseguenze negative, ricevendo numerosi messaggi da altri che desideravano fare lo stesso ma non ne avevano il coraggio.