Massimo Cellino, figura storica e indimenticabile per i tifosi del Cagliari, ha riaperto il libro dei ricordi, condividendo dettagli inediti e personali sulla sua storia in rossoblù. Tra questi, anche la cessione del club a Tommaso Giulini. In una conversazione approfondita con L’Unione Sarda, l’ex presidente ha offerto uno sguardo intimo dietro le quinte di una delle transizioni più significative nella storia della società sarda, rivelando come, al di là delle cifre, furono i legami umani a definire il futuro del Cagliari.
L’offerta concreta e il fattore umano
Cellino ha spiegato che, nel panorama delle diverse manifestazioni d’interesse per l’acquisizione del club, la proposta di Giulini si distinse per la sua concretezza. “Tra i vari interlocutori, Giulini fu l’unico a presentare un’offerta tangibile, sebbene il valore economico fosse inferiore rispetto ad altre proposte”, ha detto, sottolineando come la solidità della proposta fosse più rilevante del suo ammontare. Questo aspetto, unito a un approccio personale, avrebbe poi orientato la sua scelta.
L’incontro a Leeds e il gesto inaspettato
Il momento decisivo, secondo Cellino, si consumò durante un incontro a Leeds. L’ex patron ha raccontato un aneddoto che svela il lato più sentimentale della sua personalità. “Ricordo bene quell’incontro: Giulini venne a trovarmi e mi portò una bottiglia di Blue Label. Sono un uomo che apprezza i gesti, e quel whisky mi conquistò. Fu un incontro simpatico, perciò feci di tutto per dare a lui il Cagliari”, ha rivelato, descrivendo l’atmosfera cordiale e la genuinità che si instaurarono. Fu proprio questa connessione umana, nata da un gesto semplice ma significativo, a fare la differenza.
La mancanza e le figure chiave
Tra i tanti temi toccati durante l’intervista con L’Unione Sarda, Cellino ha confessato anche tutta la sua nostalgia per il Cagliari: “Mi manca tutta quella vita. Il Cagliari, quello che ha rappresentato in quegli anni mi manca. Mi manca la mia giovinezza, gli anni più belli, più duri della mia vita, però solo bei ricordi. Il calcio che conosciamo, per il quale siamo andati a vedere le nostre squadre negli stadi, non c’è più. Il sistema è scoppiato e chi gestisce la Federazione ha devastato il calcio. E chi li ostacola viene sopraffatto e distrutto”. Infine, incalzato sui giocatori e allenatori che più lo hanno stupito in 23 anni di Cagliari, ha risposto così: “Non è facile. Tanti, troppi. Mazzone, Gianfranco Matteoli. Ma tanti, Cossu, Daniele Conti. Tanti, son troppi, troppi, troppi”.