Il calcio italiano degli anni Sessanta e Settanta è stato un periodo di grandi emozioni e successi, e pochi giocatori incarnano meglio questo spirito di Angelo Domenghini. Conosciuto per la sua velocità e imprevedibilità, Domenghini ha lasciato un segno indelebile sia nei club che nella Nazionale italiana. In una recente intervista, ha condiviso ricordi e aneddoti che continuano a scaldare il cuore degli appassionati di calcio.
Un legame speciale con Gigi Riva
Domenghini ha vissuto momenti indimenticabili a Cagliari, dove ha stretto un legame fraterno con Gigi Riva. ‘Con Gigi eravamo più che compagni di squadra, eravamo come fratelli’, ha dichiarato. La loro intesa in campo era speciale, e la scomparsa di Riva ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore di Domenghini e di tutti gli italiani che lo hanno amato.
Il sogno sfiorato dello scudetto
Durante la stagione 1968-69, il Cagliari era una squadra fortissima, vicinissima a vincere lo scudetto. ‘Se fossi rimasto un altro anno, avremmo potuto festeggiare insieme’, ha riflettuto Domenghini, sottolineando come il calcio sia spesso fatto di sliding doors.
Trionfi e amarezze con la Nazionale
Il 1968 fu un anno memorabile per Domenghini e la Nazionale italiana, che vinse l’Europeo in casa. ‘Vincere a Roma fu un’emozione pazzesca’, ha ricordato. Tuttavia, il Mondiale del 1970 in Messico, pur essendo un’avventura straordinaria, si concluse con una sconfitta amara contro il Brasile di Pelé. La semifinale contro la Germania Ovest, il famoso 4-3, rimane una delle partite più leggendarie della storia del calcio.
La sfida di marcare i grandi
Domenghini ha avuto l’onore e l’onere di marcare alcuni dei più grandi numeri 10 della storia del calcio, da Pelé a Rivera. ‘Non ero cattivo, ma dovevo essere arcigno’, ha spiegato, descrivendo le sfide e le strategie necessarie per affrontare avversari di tale calibro.