L’ex difensore Leandro Castan ha recentemente condiviso con La Gazzetta dello Sport un racconto intimo e toccante della sua carriera, segnata da una grave malattia.
La battaglia contro la malattia
La carriera di Leandro Castan ha subito una svolta drammatica nel 2014, quando gli fu diagnosticato un cavernoma, una malformazione vascolare cerebrale. Questo evento ha rappresentato un punto di non ritorno per il difensore, che ha confessato di aver temuto per la propria vita. L’incidente che fece scattare l’allarme si verificò il 13 settembre 2014, durante una partita tra Roma ed Empoli, quando un compagno di squadra notò il suo malessere. Il giorno seguente, un forte mal di testa lo portò in ospedale, dove una risonanza magnetica rivelò la gravità della situazione. Castan ha descritto un periodo di profonda sofferenza fisica e psicologica, con il corpo che non rispondeva più come prima e una perdita di peso significativa.
Le difficoltà
Il percorso di recupero e il tentativo di tornare ai massimi livelli si rivelarono estremamente ardui per Castan. Il difensore ha raccontato la frustrazione di non riconoscere più il proprio corpo e le proprie capacità atletiche. Un episodio emblematico risale ai primi allenamenti con la Roma, quando un semplice tentativo di stoppare il pallone si trasformò in un gesto goffo, con la sfera che gli passò sotto le gambe.
L’esperienza a Cagliari
Nel tentativo di ritrovare la forma e la fiducia necessarie per competere ad alti livelli, Leandro Castan accettò di trasferirsi in prestito, prima al Torino e successivamente al Cagliari. Queste esperienze, tuttavia, non portarono al ritorno sperato. Il difensore ha espresso con chiarezza il suo stato d’animo di quel periodo: “Mi dispiace non essere riuscito a rimanere a quel livello – aggiunge Castan -. Ce l’ho messa tutta, non è bastato. Il mio successo è stato riuscire a tornare in campo. A un certo punto, però, allenarsi era diventato deleterio. Ho provato anche ad andare in prestito per giocare e riprendere fiducia e minuti: sono stato prima a Torino e poi a Cagliari. Ma non ero più io. E quando la Roma decise di non rinnovarmi il contratto scelsi di tornare in Brasile. Poi, dopo un paio di anni, ho mollato tutto”.




