Alessandro Vinciguerra, esterno d’attacco classe 2005 in forza al Pescara, ha parlato oggi alla trasmissione di Radiolina “Il Cagliari in diretta”, il format del giovedì dedicato al Cagliari. Il ventenne ha parlato del suo momento attuale in Abruzzo: con il Pescara, lo scorso weekend, ha debuttato ufficialmente in Serie B. Ma c’è stato spazio anche per un pensiero dedicato al club rossoblù, dove è cresciuto.
L’emozione dell’esordio e il percorso professionale
Il momento del debutto in campo professionistico ha rappresentato per Vinciguerra la concretizzazione di un percorso lungo e impegnativo, un traguardo per il quale ha dedicato anni di sacrifici. L’attaccante ha descritto l’intensità di quell’istante, un’emozione profonda che ha visto il suo cuore accelerare all’annuncio dell’ingresso in partita. Ogni passo sul terreno di gioco ha richiamato alla mente gli sforzi compiuti per raggiungere quel livello, spingendolo a voler dimostrare appieno le proprie capacità. Questo passaggio al calcio dei “grandi” era atteso con grande impazienza, rappresentando una verifica delle proprie potenzialità dopo aver già assaporato la gioia della vittoria, come nel caso della Coppa Italia.
L’esperienza a Pescara e il legame con Cagliari
Attualmente impegnato con la squadra di Pescara, Vinciguerra ha espresso piena soddisfazione per l’ambiente trovato. Ha sottolineato come la città sia accogliente e come il gruppo di compagni lo abbia integrato positivamente fin dal suo arrivo. Questa fase della sua carriera è vista come un’opportunità fondamentale per affinare le proprie abilità e mettere in luce il proprio talento. Tuttavia, il pensiero fisso del giovane attaccante rimane il ritorno a Cagliari. Vinciguerra ha dichiarato: “Spero di mettere in mostra i miei valori per poi tornare a Cagliari e dare il mio contributo al Cagliari”.
Il ricordo del nonno
Un momento particolarmente toccante dell’intervista è stato dedicato al ricordo del nonno, al quale Vinciguerra ha voluto dedicare il suo esordio. “Purtroppo è scomparso e lui secondo me se ci fosse stato in quella partita sarebbe stato veramente il giorno più bello della sua vita. Avrebbe meritato di stare lì quel giorno. Già all’età di 10-11 anni mi aveva detto che era fiero di me, per lui era un orgoglio”, ha spiegato in conclusione.
