Budel su Suazo: "Quanto era forte! Ma aveva un limite che lo frenò"
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Budel su Suazo: “Quanto era forte! Ma aveva un limite che lo frenò”

I due hanno giocato insieme dal 2005 al 2007.

Alessandro Budel, ex centrocampista del Cagliari, è intervenuto durante il ‘Doppio Passo Podcast’ per condividere il suo ricordo di David Suazo, suo compagno di squadra in rossoblù. L’analisi di Budel si è concentrata sulle straordinarie qualità dell’attaccante honduregno e sui motivi che, a suo dire, ne hanno limitato l’affermazione definitiva nel calcio di vertice, in particolare durante l’esperienza all’Inter.

Il talento di Suazo a Cagliari

Secondo Budel, Suazo era un calciatore con doti fisiche fuori dal comune, prima tra tutte una velocità sbalorditiva. L’ex centrocampista ha raccontato un aneddoto significativo: “Io gli dicevo sempre che avrebbe fatto molti più gol se avesse deciso di partire prima del lancio“. La risposta di Suazo era sempre la stessa, una dimostrazione di grande sicurezza nei propri mezzi: “No, tu lancia la palla e poi ci arrivo”. E, come sottolinea Budel, “ci arrivava sempre, era un giocatore impressionante“. Un talento istintivo e fisico, che Budel mette a confronto con quello di un altro grande attaccante, Milito, il quale, pur non avendo le stesse qualità atletiche, possedeva “un’intelligenza calcistica fuori dalla norma” che gli permetteva di essere ugualmente decisivo.

L’esperienza all’Inter e i limiti caratteriali

Il discorso si è poi spostato sul trasferimento di Suazo all’Inter. Budel ha spiegato perché, secondo lui, l’attaccante non riuscì a imporsi in un club così prestigioso. Se da un lato la concorrenza in quella squadra, che avrebbe poi vinto la Champions League, era altissima, dall’altro Budel individua un limite nell’atteggiamento del giocatore: “Secondo me David aveva questo problema suo di indolenza“. Adattato al ruolo di esterno sinistro, a Suazo sarebbe mancata la disponibilità mentale al sacrificio e al mettersi a disposizione della squadra. “Doveva fare qualche movimento in più e non vivere di questa sua presunzione“, ha concluso Budel, evidenziando come l’eccessiva fiducia nelle sue doti naturali possa averne frenato la crescita tattica e mentale in un contesto di altissimo livello.