In occasione del suo ottantesimo compleanno, l’ex allenatore Edy Reja ha condiviso riflessioni sulla sua lunga carriera calcistica, dedicando un significativo spazio ai suoi trascorsi e ai legami con il Cagliari. Le sue dichiarazioni, rilasciate in una recente intervista a La Gazzetta dello Sport, hanno riacceso i riflettori su momenti cruciali della sua vita professionale, evidenziando un rapporto profondo e a tratti agrodolce con la società sarda. Reja ha ripercorso episodi che avrebbero potuto cambiare il corso della storia, sia per lui che per il club isolano, e ha espresso sentimenti di profonda gratitudine verso figure chiave incontrate durante il suo percorso.
Il sogno sfiorato dello Scudetto con Riva
Uno dei passaggi più evocativi dell’intervista di Reja riguarda un’occasione mancata che lo avrebbe potuto vedere protagonista nella storia del Cagliari. L’allenatore ha rivelato di essere stato a un passo dal vestire la maglia rossoblù proprio nell’anno precedente alla storica conquista dello Scudetto. Un trasferimento al Palermo, motivato da un’offerta economica superiore, lo allontanò dalla Sardegna, precludendogli la possibilità di giocare al fianco di una leggenda come Gigi Riva. Reja ha espresso un chiaro rammarico per non aver potuto far parte di quella squadra iconica, immaginando un destino diverso che lo avrebbe potuto vedere celebrare un titolo nazionale con i colori del Cagliari. Questa rivelazione sottolinea quanto il calcio sia fatto anche di incroci e decisioni che possono alterare profondamente le traiettorie individuali e collettive.
La gratitudine verso Cellino e la carriera da “specialista”
Nel corso della sua carriera da tecnico, Edy Reja ha dimostrato una notevole abilità nel guidare le squadre alla promozione in Serie A, un traguardo raggiunto anche con il Cagliari. Nonostante un carattere forte che lo ha portato a confrontarsi apertamente con i presidenti, Reja ha voluto sottolineare un debito di gratitudine nei confronti di Massimo Cellino, ex patron del club sardo: “Se a Cellino devo essere però grato, no? Assolutamente sì. Avevo 58 anni e avevo deciso di smettere di allenare, non avevo più voglia. Fu lui a convincermi a proseguire”.
Questa esperienza evidenzia un legame professionale e umano che ha superato le divergenze, lasciando un segno indelebile nella memoria di Reja, orgoglioso della sua etichetta di “specialista delle promozioni”.




