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Scopigno, il “filosofo” dello scudetto: 100 anni di un’icona del Cagliari

A 100 anni dalla nascita il ricordo di Manlio Scopigno, l’allenatore che portò il Cagliari allo storico scudetto del 1970, è ancora vivo. Un “filosofo” che ha cambiato il calcio con umanità e innovazione.

A cento anni dalla sua nascita, il mondo del calcio e in particolare l’universo rossoblù celebrano la figura di Manlio Scopigno, l’allenatore che ha scritto la pagina più gloriosa della storia del Cagliari. Nato il 20 novembre 1925, il “filosofo” della panchina è stato l’artefice di un’impresa leggendaria: la conquista dello scudetto nella stagione 1969-1970, un trionfo che ancora oggi risuona come un evento epico per l’intera Sardegna.

Un innovatore dalla visione umana

Soprannominato “il filosofo” per la sua vasta cultura e un approccio al calcio che trascendeva il semplice schema tattico, Scopigno si distinse per una mentalità all’avanguardia. La sua gestione del gruppo era basata su principi di democrazia e fiducia, elementi che all’epoca apparivano rivoluzionari. Fu uno dei primi tecnici ad abolire il ritiro pre-partita, una scelta che non solo dimostrava la sua profonda comprensione delle dinamiche umane, ma che contribuì a creare un legame indissolubile con i suoi giocatori. Questo approccio non era un vezzo, ma parte di una strategia che puntava a responsabilizzare la squadra, trattando i calciatori come uomini prima che come atleti.

Il ricordo di Gigi Riva e un’eredità immortale

Il rapporto speciale tra Scopigno e i suoi uomini è perfettamente riassunto nelle parole di Gigi Riva, icona di quel Cagliari e del calcio italiano. “Rombo di Tuono” ha spesso ricordato il suo allenatore con grande affetto, definendolo “l’allenatore più democratico d’Italia” e sottolineando come fosse “un uomo intelligentissimo” che spingeva la squadra a “ragionare oltre il calcio”. Queste dichiarazioni evidenziano la grandezza di un tecnico che non si limitava a impartire ordini, ma che costruiva il successo sulla stima e sul dialogo. L’eredità di Scopigno, che preferiva l’appellativo “signore” a “mister”, non è confinata alla vittoria di un campionato, ma risiede nell’aver introdotto nel calcio valori di umanità e intelligenza che continuano a essere un modello di riferimento.