Claudio Ranieri, un nome che evoca passione, dedizione e un profondo legame con il calcio di provincia. La sua recente decisione di non accettare incarichi prestigiosi, come quello in Nazionale, ha fatto riflettere molti. Ma per chi lo conosce davvero, per chi ha seguito la sua carriera fin dagli esordi, questa scelta non sorprende. Ranieri ha sempre anteposto i valori umani e la coerenza alle luci della ribalta, dimostrando che nel calcio, come nella vita, ci sono cose che valgono più di un contratto milionario o di una panchina prestigiosa.
Gli inizi di Ranieri: Lamezia Terme e la gavetta
La storia di Ranieri è quella di un uomo che si è fatto da solo, partendo dal basso e scalando le vette del calcio con umiltà e sacrificio. La sua prima panchina, a Lamezia Terme, in Interregionale, è un esempio lampante della sua volontà di mettersi in gioco e di dimostrare il suo valore. In un calcio in cui la marcatura a uomo era legge, Ranieri osava parlare di zona, creando appartenenza e valorizzando i giovani talenti. Nonostante un inizio promettente, l’arrivo dei procuratori e degli interessi individuali lo portarono a chiudere la porta dopo sole undici settimane, preferendo la coerenza ai compromessi.
Catanzaro: l’inferno che si trasforma in paradiso
Prima di Lamezia, il destino sembrava averlo spedito a Catanzaro, seicento chilometri da casa, raggiungibile solo con un volo Itavia che partiva da Crotone la domenica sera. Quello che sembrava un inferno si rivelò un paradiso: amori, amicizie, figli. Un’esperienza formativa che lo ha segnato profondamente, forgiandone il carattere e la sua visione del calcio. A Catanzaro, Ranieri ha incontrato persone che hanno creduto in lui, come Nicola Ceravolo, il suo presidente, una sorta di secondo padre con cui amava discutere di politica, provocandolo bonariamente.
Il Cagliari di Ranieri: un’epopea indimenticabile
Il nome di Claudio Ranieri è indissolubilmente legato al Cagliari. Un’esperienza che ha segnato la storia del club e che ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei tifosi. Un ciclo virtuoso, fatto di sacrificio, dedizione e unione d’intenti. Ranieri ha saputo creare un gruppo coeso, in cui ogni giocatore si sentiva parte di un progetto più grande. Un leader carismatico, capace di trasmettere la sua passione e la sua grinta, portando la squadra a risultati impensabili. Come ricordava Gianluca Festa, i giocatori credevano in lui ciecamente e si sarebbero buttati nel fuoco per il loro allenatore.
Roma nel cuore, ma il richiamo della famiglia
Nonostante le sirene provenienti da ogni parte del mondo, Ranieri ha scelto di rimanere fedele a sé stesso e ai suoi principi. Ha detto no alla Nazionale, preferendo godersi la famiglia e gli affetti più cari. Un gesto di grande generosità, che dimostra la sua integrità e la sua coerenza. Ranieri ha capito che nella vita ci sono priorità che vanno oltre il successo professionale e la gloria personale. Ha scelto di guidare il proprio timone, di nuotare nel suo mare, di sognare un solo sogno alla volta. Un esempio per tutti, un uomo che ha saputo dire di no per dire sì a sé stesso.