Caprile: “Salvezza col Cagliari come uno Scudetto”

Elia Caprile si racconta: la scelta di Cagliari, il rapporto con Nicola e l’integrazione in Sardegna. “Salvare il Cagliari? Come vincere uno Scudetto”.

Elia Caprile, il giovane portiere che ha difeso i pali del Cagliari negli ultimi sei mesi, si racconta in una lunga intervista a Cronache di Spogliatoio. Reduce da un’esperienza al Napoli, dove ha collezionato poche presenze, Caprile ha trovato in Sardegna l’ambiente ideale per rilanciarsi. Le sue parate sono state determinanti per la salvezza del Cagliari, un traguardo che, a suo dire, vale quanto uno Scudetto. Ma cosa lo ha spinto a scegliere Cagliari e come si è integrato in una realtà così particolare?

La scelta di Cagliari: una questione di campo

“Volevo giocare, era una necessità fisica”, confessa Caprile. “A Napoli stavo bene, ma a dicembre mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto se sarei riuscito a reggere altri sei mesi senza giocare. Ho fatto la scelta giusta: il Napoli ha vinto lo Scudetto, ma io sono andato a Cagliari, una piazza importante e storica. Per me, salvare il Cagliari sarebbe stato come vincere lo Scudetto”.

Il rapporto tra Caprile e mister Nicola

Caprile rivela un aneddoto sul suo primo incontro con mister Nicola ai tempi di Empoli: “Mi disse subito: ‘Sei tu il titolare, giochi. Non preoccuparti, voglio un portiere che esce, che rischia, devi essere spavaldo, vai a prendere le rimesse laterali’. Sono cose che abbiamo fatto anche quest’anno a Cagliari, pure a San Siro”. Un rapporto basato sulla fiducia e sulla volontà di esaltare le caratteristiche del portiere.

L’integrazione in Sardegna: un dovere del calciatore

Per Caprile, conoscere e sperimentare la cultura della città in cui si gioca è un dovere: “A Cagliari il mio nome si è sposato bene con ‘Sant’Elia’, che da loro è un’istituzione. Dopo le parate all’esordio me lo hanno scritto in tanti. Sono andato a visitare il quartiere e mi sono informato, volevo capire cosa rappresentasse per la città. Mi sono veramente integrato bene a Cagliari. Hanno avuto fiducia in me dopo sei mesi che non giocavo. Nel tragitto verso San Siro per l’esordio contro il Milan ho pensato: ‘Ok, mi torno a divertire’. Integrarsi è una responsabilità del calciatore, ho il dovere di far passare anche dei messaggi belli e importanti”.